Motyka A., LADISLAO FINDYSZ SACERDOTE DIOCESANO, MARTIRE (1907- 1964)

ANDRZEJ MOTYKA
Postulatore nel processo diocesano

LADISLAO FINDYSZ SACERDOTE DIOCESANO, MARTIRE (1907- 1964)

Il mondo di oggi e l'uomo contemporaneo hanno bisogno di testimoni della fede, cioè di persone che con la loro vita autentica e senza compromessi saranno segno della realtà soprannaturale, che saranno in grado di opporsi al male e di seguire con fedeltà il bene. Sono le persone che da un lato confermano la possibilità di realizzare la chiamata alla santità, e dall'altro — lasciano agli altri l'esempio da seguire.
Nel gruppo dei testimoni va annoverato anche Don Wladyslaw Findysz, sacerdote polacco della diocesi di Przemysl, pastore a Nowy Zmigród. Il suo ministero sacerdotale si svolse nel difficile periodo della più recente storia della Polonia, e cioè nel periodo del dominio dei due totalitarismi atei: quello fascista e quello comunista. Entrambi costituivano una grande minaccia per la Chiesa e per la fede e la moralità dei suoi membri. Don Findysz prese le difese di tali valori, il che — considerando le circostanze — esigeva una grande fortezza. Egli, tuttavia — come si legge nel decreto della Congregazione delle Cause dei Santi del 20 dicembre 2004 — «confortato dalla divina grazia, sopportò con coraggio le numerose persecuzioni e sofferenze a lui inflitte. Consapevole dei pericoli in cui incorreva, non si astenne dai doveri sacerdotali e senza risparmiare le proprie forze dimostrò una grande solleci¬tudine per il bene spirituale dei fedeli affidatigli. Con granile fortezza sopporto te persecuzioni da porte delle autorità comuniste, e le sofferenze che provò nel carcere lo portarono alla morte. Imi¬tando l'esempio del Divino Salvatore perdonò i suoi persecutori e pregò per la loro conversione». Potrebbe sembrare che abbia perso la sua battaglia, perché si espose al carcere, alla persecuzione, e perfino alla morte. In realtà fu una sconfitta soltanto apparente. Infatti, oggi la sua vita viene presentata come un esempio di pratica realizzazione delle esigenze della fede.
Nella sua famiglia, profondamente religiosa, furono gettate le basi della fede. Lì cominciò a conoscere Dio, imparò l'amore di Lui e della Madre Santissima. In seguito rafforzò tali valori con l'istruzione ricevuta nella scuola popolare e nel ginnasio. Grazie a questi ambienti crebbe come un uomo pio, uno che attribuisce una grande importanza alle pratiche di pietà. Ciò si rese visibile già nel periodo del ginnasio, quando si inserì nell'attività della Congregazione Mariana, un'organizzazione cattolica nella quale si poneva l'accento sulla preghiera e sulla formazione, e anche quando prendeva parte agli esercizi spirituali destinati ai giovani. La viva fede gli fu di aiuto nel discernere positivamente la vocazione al sacerdozio. Di conseguenza cominciò i cinque anni di formazione ascetico-pastorale nel Seminario Maggiore di Przemyśl. Durante questo periodo da un lato approfondiva la propria reli¬giosità e dall altro acquisiva la necessaria preparazione al ministero sacerdotale. L'ambiente del seminario, formato in grande misura dall'insigne Vescovo e studioso, Józef Sebastian Pelczar, proclamato santo nel 2003 e rimasto sotto influsso della spiritualità di Don Jan Balicki, elevato agli altari nel 2002, consolidò ancor più la fede del giovane chia¬mato al sacerdozio — Władysław Findysz. Gli ordini sacri di presbiterato ricevuti il 19 giugno 1932, coronarono il periodo di formazione nel seminario e diedero inizio ad una nuova tappa della sua vita, cioè il ministero sacerdotale. Le nuove sfide che gli si presentarono, le accettò in spirito di fede e di obbedienza verso Dio. Grazie alla profonda fede potè adempiere con zelo i doveri e far fronte alle difficoltà e alle minacce che gli venivano fatte. La fede gli fu d'aiuto nel' resistere durante la sventura dell'occupazione nazista, di opporsi alle iniziative di ateizzazione da parte della propaganda comunista, e prima di tutto la forze di vivere in modo cristiano il dramma del rifiuto, dell'incomprensione, della sofferenza e della detenzione.
Il ministero sacerdotale di Don Findysz fu caratterizzato da una profonda pietà personale, dall'attaccamento alle pratiche ascetiche, dalla modestia, dal tatto, dal contegno, dalla responsabilità, dalla severità dei principi e dalla coerenza nell‘agire. A queste vanno ancora aggiunte le qualità derivanti dagli obblighi pastorali, la più importante tra le quali era la responsabilità per la santificazione dei fedeli affidati alle sue cure. Con la maggiore chiarezza ciò si manifestò in tutto il suo servizio sacerdotale a Nowy Zmigród.
Questa tappa della sua vita si svolse durante due periodi molto burrascosi della più recente storia della Polonia, e cioè: dell'occupazione hitleriana e del governo comunista. Durante l'occupazione portava aiutò ai bisognosi, rialzava lo spirito dei disperati, ammoniva con severità i depravati. Nella sua sollecitudine cercò di abbracciare tutti i parrocchiani, perfino coloro che si trovavano temporaneamente fuori del territorio di Zmigród, per esempio mantenne la corrispondenza con i deportati in Germania costretti a lavori forzati. Sosteneva anche coloro che in clandestinità si adoperavano per l'indipendenza del Paese. Verso il termine della guerra insieme con i parrocchiani fu fatto sfollare forzatamente. Al ritorno a Nowy Zmigród si occupò della ricostruzione dei fabbricati parrocchiali distrutti, si diede da fare per ottenere l'aiuto materiale per i bisognosi, ma prima di tutto cercò di rialzare il morale della gente, messo a dura prova durante la burrasca bellica.
Dopo la guerra gli si presentarono dinanzi due sfide: il compimento dei doveri pastorali e la sollecitudine per la vita religiosa e morale, messa in pericolo dall'ateismo militante dei comunisti. Uscì da entrambe nel modo egregio. Abbracciò con la sollecitudine pastorale i fedeli di tutto il territorio molto esteso della parrocchia. Ebbe cura dell'insegnamento della religione ai bambini e ai giovani, sia nella scuola, e in seguito, quando esso fu eliminato dalla scuola, lo organizzò con incontri extrascolastici. Con slancio e fedeltà metteva in atto le direttive del programma pastorale della Chiesa polacca, connesse tra l'altro con i Voti della Nazione a Jasna Gòra, o con la Grande Novena prima del Millennio del Battesimo della Polonia. Intraprese anche varie iniziative proprie miranti ad alzare il livello di vita di pietà e di moralità dei parrocchiani. Una di essa fu la cosiddetta crociata di preghiere per la soluzione dei problemi più difficili esistenti nella parrocchia, che consisteva nell'assegnare alle persone il compito di pregare per un problema concreto.
Tali iniziative indicano in modo inequivocabile che il servo di Dio Don Wladyslaw Findysz, sul modello di Cristo, fu un buon pastore, che rimaneva con i suoi parrocchiani nei momenti buoni e in quelli non buoni, un pastore che ebbe cura di tutte le loro necessità, sia spirituali che materiali.
L'attività pastorale di Don Findysz, così importante per lo sviluppo religioso della parrocchia, divenne «dannosa» nei confronti delle azioni di ogni tipo, promosse dalle autorità in Polonia, miranti alla diffusione dell'ateismo. I comunisti, infatti, sin da quando giunsero al potere tendevano ad influenzare ogni campo della vita sociale. In pratica, soltanto la Chiesa cattolica, rimase fuori del controllo. Volendo rimediare a una situazione del genere iniziarono una battaglia sui generis contro la religione. A tal fine cambiarono la legge riguardante le confessioni, limitarono l'attività delle organizzazioni cattoliche, discriminarono le persone credenti, il clero e i fedeli erano sorvegliati e in seno alla società propagavano su vasta scala l'ideologia atea. Tutto questo fece sì che i sacerdoti, come Don Findysz, vennero sottoposti ad una «tutela» da parte dei servizi speciali. Nel suo caso ciò si manifestò con l'a¬scolto segreto delle sue prediche, con il rifiuto di rilasciargli il permesso di soggiorno nella zona di confine, perciò gli fu reso impossibile raggiungere i parrocchiani ivi residenti per il servizio pastorale. Il suo nome fu anche iscritto negli elenchi, dell'Ufficio di Sicurezza, tra quelli delle persone «conosciute per il loro atteggiamento ostile».
Nell'anno 1963, Don Findysz fu trattato con una particolare ostilità da parte dell'autorità comunista, quando in occasione dell'azione, organizzata dalla Chiesa, dei cosiddetti «atti conciliari di bontà», inviò a quasi un centinaio di parrocchiani, che trascuravano i loro doveri religiosi o morali, lettere con l'esortazione di praticare.atti di bontà. Per i comunisti fu il pretesto per iniziare una istruttoria contro di lui. Venne accusato di costringere le persone alle pratiche religiose. Nel processo, estremamente tendenzioso, clic sembrò una farsa piuttosto che una torma di amministrare la giustizia, venne condannato a due anni e mezzo di detenzione. Il tribunale sentenziò la pena, nonostante il certificato medico di cattiva salute di Don Findysz, rilasciato dal medico del carcere. Con ciò il tribunale violò non soltanto le norme giuridiche, ma anche gli elementari principi umanitari. Per alcuni mesi fu detenuto nella prigione di Ryeszów e di Cracovia. Le umiliazioni subite nel corso del processo e della detenzione accelerarono lo sviluppo della malattia. In considerazione dello stato della sua salute, il Tribunale Supremo revocò l'arresto temporaneo. Il 29 febbraio 1964 uscì dal carcere. Era estremamente debilitato e molto dimagrito. Visse ancora per alcuni mesi. Morì in concetto di santità il 21 agosto 1964. Al suo funerale presero parte 130 sacerdoti e grandi moltitudini di gente. Venne sepolto nel cimitero parrocchiale di Nowy Zmigród.
Finché il governo in Polonia era nelle mani comuniste, non vi furono le condi¬zioni adatte per iniziare il processo di beatificazione di Don Wladyslaw Findysz, sacerdote perseguitato e condan¬nato dal tribunale comunista per l'esemplare adempimento dei doveri pastorali, e in modo particolare per la difesa della fede e della moralità. Con la caduta del sistema comunista in Polonia nell'anno 1989, questa situazione sfavorevole mutò. Poco dopo la creazione della diocesi di Rzeszów, cominciarono a giungere al Vescovo locale le domande di iniziare il processo canonico riguardante Don Wladyslaw Findysz. Il 27 giugno 2000, dopo aver conosciuto la questione, e dopo aver ottenuto il consenso della Santa Sede, il Vescovo Kazimierz Górny diede inizio, al processo diocesano di beatificazione del servo di Dio Don Wladyslaw Findysz. Dopo oltre due anni di lavoro, il 22 ottobre 2002, gli atti del processo vennero trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi in Vaticano. I due anni successivi vennero impiegati per la procedura di canonizzazione a livello romano. Questa terminò il 20 dicembre 2004, con la lettura del decreto riguardante il martirio del servo di Dio Don Wladyslaw Findysz.
Per la comunità dei fedeli questo presbitero è un esempio leggibile dell'amore di Dio e della Chiesa, e anche di coerenza nella fede e di fedeltà alla vocazione. Va anche notato che è il primo Polacco che verrà proclamato martire del sistema comunista in Polonia.