Nowak E., GIOIA E RICONOSCENZA

EDWARD NOWAK
Arcivescovo titolare di Luni Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi

GIOIA E RICONOSCENZA
DELLA CHIESA CHE È IN POLONIA

La novità di queste beatificazioni in Polonia consiste nel fatto che verranno celebrate non dal Santo Padre in persona, come è avvenuto finora, specie nei Pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo II, ma da un Cardinale, come Rappresentante del Papa. La decisione di beatificare, però spetta sempre al Sommo Pontefice.
La differenza rispetto al passato è che il Rappresentante Pontificio leggerà la Lettera Apostolica con cui avrà luogo l'atto di beatificazione. E stato il Papa Paolo VI che ha iniziato nel 1971 a presiedere i Riti delle beatificazioni, con la cerimonia di beatificazione di Massimiliano Kolbe, francescano conventuale polacco, morto nel bunker della fame di Oświęcim, sostituendosi ad un padre di famiglia.

Di quali candidati si tratta?

Si tratta della beatificazione di tre Servi di Dio: Ladislao Findysz, Bronislao Markiewicz ed Ignazio Klopotowski. Tutti e tre sono sacerdoti.
Ladislao Findysz è martire, mentre gli altri due sacerdoti sono confessori. Tutti e tre sono figure di primo piano della vita ecclesiale in Polonia. Ne rispecchiano aspetti cruciali nella loro attività. Il martire Findysz è simbolo del violento confronto della Chiesa con l'ideologia atea nell'ambito recente del sistema comunista. Egli fu sconfitto con la sua morte come Gesù Cristo, ma ora risorge con la gloria della beatificazione.
Il Rev. Markiewicz è simbolo della reazione della Chiesa all'estrema povertà della società polacca di allora, identificata nei soggetti più esposti, più innocenti, più bisognosi, più deboli come sono bambini e gli adolescenti nella lontana provincia dell'impero austro-ungarico.
Il Rev. Klopotowski è un precursore dei tempi, un profeta dei mass-media. Ha compreso anzitempo l'importanza dei mezzi moderni nell'evangelizzazione e nella formazione cristiana dei diversi ambienti sociali. Egualmente si impone la sua eccezionale sensibilità alle povertà ed ai problemi sociali della parte occidentale polacca dell'allora impero zarista.
Rilevo il grande impegno di questi sacerdoti per risolvere, secondo i principi cristiani, diversi problemi sociali. La loro abnegazione nel lavoro e il personale sacrificio, fino a offrire la propria vita per seguire le indicazioni del Vangelo. Rilevo che le loro soluzioni ebbero tutte luogo all'interno dell'ambito ecclesiale, con mezzi indicati dal Vangelo, cioè amore, annuncio, vita, e dalla Chiesa: formazione, sacramenti.

Come è stata accolta in Polonia questa notizia?

La notizia delle beatificazioni è stata ovviamente accolta con gioia e viva riconoscenza verso il Santo Padre Benedetto XVI. Particolarmente grate sono le diocesi di Rzeszów e Przemysl e tre Congregazioni religiose coinvolte. Due di queste beatificazioni erano state fissate da Giovanni Paolo II per domenica 24 aprile scorso v II Signore ha disposto diversamente. È stato un periodo di particolare dolore per la dipartita di Giovanni Paolo IIN che tutti abbiamo vissuto e costatato. È stato presente anche un sentimento di accettazione della volontà del Signore. Pertanto la constatazione che la vita della Chiesa ha ripreso con un nuovo vigore ha portato a una comprensibile soddisfazione e gioia.

Quale potrebbe essere il tratto caratteristico di ciascuno di questi tre Servi di Dio?

Ritengo che assuma particolare rilievo l'aspetto eucaristico della spiritualità dei tre Servi di Dio. Intendo sottolinearlo appunto nell'Anno dell'Eucaristia che rende molto attuali le loro figure. Mi riferisco al martire Ladislao Findysz, di cui sono a conoscenza di una grande grazia avvenuta attraverso la preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Proprio durante il comunismo nel 1954, quando l'assistenza medica era insufficiente, una giovane coppia di Katy venne, disperata, a chiedere al parroco l'aiuto per la salute di Mieczyslao, il loro bambino di 5 mesi. E fu proprio davanti all'Eucaristia, dove andarono a pregare, che il parroco ottenne la desiderata guarigione. Oggi il sanato ha 51 anni e vive con la propria famiglia.
Quanto a Padre Markiewicz era risaputo dai fedeli che egli nelle prime ore del mattino, senza badare al freddo e alla neve, andava in chiesa per pregare davanti al tabernacolo. E se trovava la chiesa ancora chiusa, rimaneva in ginocchio davanti alla porta raccolto in preghiera.
Il Rev. Klopotowski invece ha dedicato tante pagine dei suoi libri e dei suoi giornali per diffondere il culto eucaristico tra i fedeli, soprattutto tra i giovani negli ambienti più semplici e più poveri.

LADISLAO FINDYSZ

Chi era Ladislao Findysz primo martire polacco del comunismo ad essere beatificato?

Ladislao Findysz era un sacerdote, per così dire, di prima linea, di frontiera. Egli era impegnato nel duro lavoro pastorale in tempi e circostanze altrettanto duri. Era parroco a Nowy Zmigród, parte sud-est della Polonia, circa 20 chilometri dalla frontiera slovacco-polacca durante la Seconda Guerra Mondiale, un periodo estremamente difficile. Ha svolto il suo ministero durante i feroci combattimenti nella famosa «valle della morte» nel passo di Dukla, frontiera polacco-slovacca e poi nel periodo dello stalinismo e del comunismo. Era anzitutto un buon pastore con un particolare zelo nel servizio sacerdotale soprattutto verso i suoi fedeli e tutti quelli che accorrevano a lui. Ed erano davvero numerosissimi.
Penso agli Ebrei, che erano molti, ai Rom, agli «Lemki». Si trattava di un territorio molto complesso e diversificato. Comunque, da secoli vi era una convivenza esemplare che nei tempi duri di allora veniva maggiormente percepita e vissuta. Egli era parroco e vicario foraneo, autorità indiscussa e punto di riferimento per tutti i sacerdoti e gli abitanti, incluse le autorità locali.
Accusato di violazione delle leggi statali nel periodo del comunismo, esortando ad una vita religiosa più intensa, particolarmente nelle famiglie e nelle situazioni matrimoniali irregolari, fu processato e condannato a due anni e mezzo di carcere. Fu trattato in modo inumano. Ciò anche al fine di intimidire altri sacerdoti. Non potè ricevere le cure che la sua malattia gli imponeva. Di conseguenza, dopo atroci sofferenze sopportate in maniera esemplare, pregando e perdonando, subì la morte come vero martire di Cristo.

In che cosa consiste la sua santità?

La sua santità consiste nella fedeltà estrema al suo essere sacerdote di Cristo e al ruolo di guida morale e cristiana dei fedeli, anche al prezzo più alto, cioè al prezzo della propria vita. È stato un sacerdote-eroe. Egli riteneva che la preghiera, la vita spirituale e i compiti del parroco fossero al primo posto, in quei tempi così bui per ogni settore della vita sia politica, sia sociale, sia religiosa.

Come ha vissuto la sua testimonianza nel regime comunista?

Proprio nel regime comunista ha dato una testimonianza splendida del suo sacerdozio. Prima, nel periodo degli orrori del secondo conflitto mondiale, poi, nel periodo stalinista e, infine, nel periodo della recrudescenza delle pressioni ateistiche e delle violenze del regime oppressivo. Io di persona, come ragazzo e poi adolescente, ne sono stato testimone oculare. Parlo proprio in base all'esperienza personale. La mia è una vera e propria testimonianza.

Ha avuto qualche influenza su Giovanni Paolo II?

Giovanni Paolo II può essere considerato un teste «de auditu a videntibus». Molte volte ho sentito di persona raccontare Giovanni Paolo II quando ricordava i suoi soggiorni nella parrocchia di Nowy Zmigród. Diceva che la gente parlava del suo parroco con ammirazione e riconoscenza. Ne era tanto edificato ascoltando queste testimonianze. Diceva: avete avuto veramente esemplari e fantastici sacerdoti nella diocesi di Przemyśl. Findysz stesso ha conosciuto il professor Karol Wojtyła, quando quest'ultimo attraversava i monti della sua parrocchia e chiedeva a lui, tramite i suoi studenti, di celebrare nelle varie chiese e cappelle sparse nelle montagne del territorio parrocchiale.

Cosa lascia alla Polonia di oggi?

Alla Polonia di oggi lascia un messaggio di una fedeltà profonda ai valori morali cristiani, una fedeltà senza compromessi. In particolare, lascia ai sacerdoti un messaggio e un esempio di sacerdozio vissuto fino in fondo, fino al sacrificio della propria vita. Nei nostri tempi ricchi di parole e di consumismo è un messaggio foltissimo ed efficace. Egli non è una figura di altri tempi, tempi lontani, ma è una figura attuale, proprio di oggi. Un martirio che parla, anzi grida nelle circostanze della vita odierna.

P. BRONISLAO MARKIEWICZ
educatore della gioventù

Chi era invece p. Bronislao Markiewicz?

Padre Bronislao Markiewicz, nato il 13 luglio 1842 a Pruchnik in Polonia, è stato anche sacerdote della diocesi di Przemyśl. Dopo 18 anni di zelante e fruttuoso servizio pastorale nella sua diocesi, nel 1885 è entrato nella Congregazione dei Padri Salesiani. Lì è stato allievo di san Giovanni Bosco, proprio a Torino e a San Benigno Canavese. Nel 1897 ha fondato le Congregazioni di San Michele Arcangelo, ramo maschile e femminile. Dopo una vita santa e operosa è morto il 29 gennaio 1912 a Miejsce Piastowe in Polonia. Per continuare la sua opera egli ha fondato la Congregazione di San Michele Arcangelo, ramo maschile e fem-minile. Oggi i Padri Micheliti contano 28 case con 346 religiosi mentre le Suore . hanno 37 case con 266 religiose.

Quali sono stati i tratti caratteristici della sua fede?

Proprio la sua fede era qualcosa di formidabile. Senza di essa non avrebbe potuto fare nulla, viste le difficoltà che dovette affrontare. La fede è alla base dell'opera che egli ha iniziato e della sua santità. Tutto ciò si può riassumere con le sue seguenti parole: «Non farò nessun passo senza uno scopo preciso. Il mio scopo e la mia destinazione è amare, adorare e servire Dio perché a questo Lui mi ha chiamato».
P. Markiewicz visse in un periodo difficile per la vita nazionale, quando la Polonia aveva perso la libertà e gli occupanti avevano tentato di annientare anche i cuori della gente. Egli, con la sua smisurata fiducia in Dio, intraprese l'urgente compito dell'educazione dei bambini e dei giovani, soprattutto dei poveri, degli orfani, degli abbandonati.
Il suo ideale era quello di lavorare con gli ultimi. Proprio per loro dedicò tutta la sua vita sacerdotale. Raccolse tanti orfani dando loro non solo il necessario per la vita materiale, — istruzione, mestiere, — ma soprattutto diventò per loro un «Padre»; insegnò loro come avrebbero dovuto amare colui che per primo ci ha amati. Era convinto assertore dell'idea che solo l'educazione basata su principi cristiani è capace di garantire al popolo un sicuro e pacifico futuro.

Ci può raccontare qualche episodio significativo della sua vita?

Nella vita di ogni persona ci sono tanti episodi che lasciano un segno particolare. Sono magari un simbolo, la sintesi del loro vissuto. Nel caso di p. Markiewicz ne vorrei citare due. Il primo è l'incontro con san Giovanni Bosco a Torino. Seguendo i particolari di quell'incontro si ha la sensazione che, anche se non si erano mai conosciuti prima, sembrava che queste due persone si aspettassero da tempo. Per p. Markiewicz questo incontro fu il punto di arrivo, ma nello stesso tempo anche il momento dal quale iniziava un periodo nuovo: vi-vere e realizzare il carisma di Don Bosco.
Il secondo momento è quello legato al suo arrivo dall'Italia a Miejsce Piastowe, come primo salesiano in Polonia. Qui ebbe luogo il primo incontro con un ragazzo povero ed orfano, p. Markiewicz lo prese con sé nella vecchia canonica, condividendo quel poco che aveva. Fu un segno in cui egli vide che Dio stesso gli indicava la strada concreta per vivere il carisma di Don Bosco.

Che messaggio da a noi cristiani?

Il messaggio che p. Bronislao Markiewicz lascia ai cristiani di oggi si può riassumere in due espressioni, a lui particolarmente care. La prima, teologica. «Chi come Dio?». E il grido di s. Michele Arcangelo, il quale ha rappresentato poi il tratto particolare della spiritualità delle Congregazioni fondate da p. Markiewicz.
Esso esprime l'ammirazione per la grandezza, la bontà e l'amore di Dio ed esprime, inoltre, il proposito di cercare sempre la Sua volontà, in ogni ambito della vita umana. La seconda espressione è morale: «temperanza e lavoro». Essa indica al cristiano la strada concreta per la sua vita: il dominio di sé, il dominio delle proprie pulsioni, del proprio egoismo e il lavoro inteso in una triplice direzione: lavoro manuale, intellettuale e spirituale.

REV. IGNAZIO KTOPOTOWSKI
apostolo della stampa cattolica

Chi era invece il Servo di Dio Rev. Ignazio Ktopotowski?

Ignazio Klopotowski nacque il 20 luglio 1866 a Korzeniòwka, nella Polonia orientale. Educato in un'atmosfera molto religiosa e patriottica, restò fedele per tutta la sua vita ai valori appresi in famiglia, cioè Iddio e la Pallia.
Nel 1891 fu ordinalo sacerdote per la diocesi di Lublino e nominato vicario parrocchiale e professore nel Seminario Maggiore. Svolgendo, nel corso degli anni, diversi incarichi pastorali, rimase professore del Seminario fino alla sua partenza nel 1908 da Lublino, quando si trasferì a Varsavia. Qui fondò una tipografia, svolgendo nello stesso tempo le mansioni eli parroco e di decano. Nel 1920, con il consenso del Nunzio Apo-stolico Achille Ratti, futuro Pio XI, fondò a Varsavia la Congregazione delle Suore della Beata Maria Vergine di Loreto. Klopotowski mori il 7 settembre 1931 a Varsavia.

Quali sono i tratti caratteristici della sua attività?

In Klopotowski colpiva l'amore profondo verso i poveri, gli orfani e i disoccupati. Era molto sensibile alla loro miseria morale e materiale. Si impegnò in attività socio-caritative e letterario-pubblicistiche. Spendeva a favore dei bisognosi quanto ricavava dall'attività editoriale e ciò che riusciva ad avere in dono, lo destinava alle opere di beneficenza da lui fondate.
Istituì a Lublino la Casa del Lavoro, che consisteva in una scuola di avviamento all'artigianato per i giovani. Si occupò delle ragazze che erano state avviate alla prostituzione. A questo scopo
creò l'Asilo di s. Antonio, offrendo loro la possibilità di svolgere un lavoro onesto. Fondò, inoltre orfanotrofi e case per anziani.

Tra tutte queste attività quale era la più caratteristica?

Il tratto più caratteristico dell'attività del Klopotowski era l'apostolato attraverso i mass-media. Una novità in quei tempi. Fin dai primi anni del suo sacerdozio iniziò a pubblicare libri di preghiere e opuscoli di contenuto religioso. In essi la gente semplice poteva meglio imparare la dottrina cattolica. Pubblicò diversi periodici: il quotidiano «Polacco Cattolico», il settimanale «Semina» e i mensili «Buona domenica» e «Circolo del Rosario». Nelle riviste e nei libri da lui editi si adoperò in difesa della fede e dei principi morali cristiani.

Quale è, invece, il carisma e l'attività dell'istituto religioso fondato da Rev. Ignazio Klopotowski?

Come ho accennato, egli fondò uri 1920 a Varsavia la Congregazione delle Suore della Beata Maria Vergine di Loreto. La vocazione specifica, di questo istituto fu la diffusione della buona stampa. L'istituto religioso, falcio al pensiero o alla volontà del fondatore, si impegnò fin dall'inizio nelle apostolato della Parola di Dio attraverso hi stampa. Questa missione continua lino ad oggi attraverso due case editrici: una in Polonia o l'altra in Italia.
Seguendo l'esempio di Kłopotowski, la Congregazione sviluppò anche attività caritativo, come l'assistenza ai bambini o ai giovani, agli infermi e agli anziani. Ottenne il riconoscimento di congregazione di diritto pontificio nel 1971 da Paolo VI. Attualmente essa conta 24 case con 220 religiose.

EDWARD NOWAK